A.

16 01 2008

A: come Assemblea

A: come A Bologna, anzi, All’XM24

A: come Al freddo e al gelo, senza neanche scendere dalle stelle ma arrivando con uno scomodissimo regionale gentilmente offerto dalle FS alle 7.30 del mattino

A: come Ascamcat, che ci ha accompagnato/abbiamo accompagnato per tre settimane quest’estate in Catatumbo (sfogliate, sfogliate diariocolombia..)

A: come Aggiornare noi e voi sull’evoluzione che hanno avuto i corsi di formazione che abbiamo tenuto all’inizio di settembre nella scuola comunitaria di Ciudad Bolivar a Potosì (ancora, ancora, sfogliate sfogliate diariocolombia..)

A: come Altra-assemblea di tutta Ipo, non solo IpoItalia che si terrà sabato a Barcellona

A: come Alì, oppure Olga, o Cielo, o il Guajiro, o Dona Flores, o il Gato, o Josè, o Eduard e tutti gli altri nomi che risuonavano tra chiacchere, proiezioni, pranzi e cene e si lasciavano accompagnare da un sospiro, da un sorriso, da una risata e da occhi accesi

A: come Ale, compagno italiano che presidia ora casa Ipo a Bogotà a cui noi mandiamo un Abbraccio enorme, convinti che lo sentirà.





i romani, i biondi, i violenti…

5 09 2007

… cosí sono stati i gruppi di lavoro di oggi… i tre tailleres iniziano a pieno regime, video, foto e internet, fra le liti dei ragazzi sul tailler scelto o assegnato a forza.

I romani _ i romani sono silvia ed erri, tailler di fotografia. Si trovano ad affrontare i loro 25, fra la secchioncella che alla fine della lezione, programma in mano (dato apposta da loro), fa notare le mancanze, ai cinque addormentati di ordinanza in fondo alla classe. Il corso funziona, i ragazzi hanno scattato le prime foto, dopo una bella introduzione sulla storia e le basi tecniche della macchina… ma saranno loro ed i loro appunti a raccontare meglio

I biondi _ i biondi siamo io, la martins e luca, i cui rasta non smettono di affascinare ragazzi di ogni etá. Tailler su Internet, con lo scopo si aprire insieme un sito o blog del gruppo, dopo aver condiviso gli strumenti necessari per essere utenti, e non utonti, del sistema cybernetico… cosí, io e la martins ci improvvisiamo tecniche della comunicazione (in questi giorni abbiamo studiato veramente tanto… quasi piú che in tutto l’anno…) per trasmettere server, host, html e basi della comunicazione telematica. Oggi, attacca la martins parlando di comunicazione, messaggio codice emissore e destinatario, e facendo strabiliare scoprendo il Codigo Fuente (struttura sorgente) di google… Non facile tenere alta l’attenzione dall’autismo dei ragazzi, che si perdono nei giochi di internet o smanettano alla ricerca di foto di attori e 4×4… ma abbiamo dei fans, e open office, che non riusciamo a scaricare a causa delle impostazioni di rete, riscuote un gran successo. Quando entra teo con la telecamera, chiediamo un po’ di spiegare, e si alzano le differenze tra hardware e software, tra spagnolo e html… quindi, siamo entrati nelle loro teste? grandi! Gli facciamo conoscere wikipedia, e cosí domani ognuno di loro, dopo aver fatto l’apposita ricerca, dovrá spiegare a tutta la classe una delle parole utilizzate…

I violenti _ i violenti sono teo e max, non solo loro, ma soprattutto la classe che hanno attratto… bambini instacabili del ring, nonostante i truchhi psicologici di teo, non smettono di menarsi, finché max ne sbatte fuori uno, e teo altri due… per fortuna con gli altri ragazzi c’è un bel ritorno, molti seguivano giá il corso video del prof e aiutano, chiedono, si interessano. Naturalmente, i due prof (max e teo) guardandosi negli occhi si rendono conto che forse non è il caso di parlare di pal e ntsc…

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con todos los medios necesarios

5 09 2007

cosí si é chiuso il secondo giorno di tailleres a potosí, con ogni mezzo, media, necessario. Ci sembra d’uopo, come direbbe la tix, nonostante l’acqua alla gola, aggiornare un po’ su questi nostri giorni a potosí. I tailleres sono iniziati, nel gigante blu della scuola che si staglia tra le case in mattone di potosí. Ieri, introduzione, i 58 ragazzi, fauna variegata e rumorosa dai 13 ai 18 anni, insieme in aula video. Ci siamo presentati ed abbiamo cercato di adattare all’auditorio inatteso (ci aspettavamo solo ragazzi delle classi piú avanzate) il discorso che avevamo preparato sulla politica della comunicazione, dalla comunicazione e il potere alla comunicazione indipendente ed autogestita… ce l’abbiamo fatta, tenendo con le redini l’attenzione dei ragazzini scalcianti con esempi, domande, giochi… alla fine, s’è scatenato il caos della divisione tra i quattro tailler (quello audio sulla radio è saltato ufficialmente oggi perchè il nostro eroico abs non ce la fa, tra febbri e disossamenti). Naturalmente, la scelta era moolto contenutistica… Scaratando le folle di bambini curiosi e adolescenti restii, ci siamo ritrovati col primo gruppo di prof, che dalle 4 alle 5 ogni giorno si ritorvano per condividere lezioni e sapere. I 40 prof della scuola infatti, divisi in due gruppi, uno che si ritrova il lunedí e il mercoledí e l’altro il mercoledí ed il giovedí, trovano a fine giornata (che per loro inizia alle 6) la forza di ritrovarsi e a turno approfondire, per gli altri, la propria materia. Questa settimana ci siamo noi, a parlare di comunicazione, potere, autonomia, collettivitá e a dare e condividere strumenti per sviluppare media alternativi; alternativi veramente, nei contenuti, nella pratica e nella partecipazione. A fine lezione, per sintetizzare i cardini della comunicazione indipendente, siamo soliti usare questi quattro concetti: indipendente, comunitario, alternativo e autogestito. Cosí, dalle quattro alle cinque parliamo in cerchio con loro. Al prof di musica, che avevamo giá conosciuto i primi giorni girando il video, brillano gli occhi, ed entusiasta ci parla dell’ultimo libro che ha letto, di Chomsky, sul potere della comunicazione nelle nuove “democrazie” dittatoriali del XXI secolo. Cominciamo cosí ad entrare nel concret, e a parlare del loro progetto, quello della radio comunitaria, e delle sue potenzialitá. Sono le cinque e mezza peró, ci aggiorneremo mercoledí…

Stravolti, torniamo a casa dalla prima giornata sotto un meraviglioso cielo terso dal vento, e mentre la martins e teo preparano una meravigliosa cena di crauti wurstel e patate, ci riposiamo.

Stamattina, risveglio alle otto… tutti al lavoro sui propri programmi…





Potosi`, III parte

8 08 2007

Appuntamento con il professor Ubeimar all’una alla scuola, preso ieri al telefono.

Andiamo, per la terza volta a Potosi`, riprendiamo il transmillenium, un’ora e mezza, attraversando la citta`, salendo fra campi, case, negozi… c’e` un sacco di gente in giro oggi, e` festa nazionale, il carnevale di Bogota`…

La scuola ci accoglie, azzurra, mentre i ragazzi in pausa giocano a calcio in cortile.

Ci mettiamo a parlare col prof, che ci racconta come si e` sviluppato il progetto comunicazione, dalla scuola alla comunita´. Sono tutti tantativi, ma si sente l’energia e la voglia di imparare. Per ora, ad occuparsi di comunicazione sono 4 professori. La Emisora, la radio, della scuola e` un mixer collegato a due altoparlanti, che tre mattine alla settimana raccoglie ed amplifica le voci degli studenti. Il progetto la vorrebbe veder diventare un radio vera e propria, che trasmetta in tutto il quartiere.

Il giornale e` una produzione scolastica anch’essa, si chiama “desde abajo”, ed ogni mese viene scritto, impaginato e stampato dagli studenti del tailler apposito, ragazzi dagli otto ai diciannove anni.

Ubeimar si occupa del tailler audiovisual, ovvero si è comprato coi suoi soldi una videocamera con cui filma e fa foto insieme ai ragazzi, dando dei temi, e muovendosi per il quartiere alla ricerca di immagini.

Un altro ragazzo, che studia ingegneria, lavora nella sala sistema, con i 24 computer connessi alla rete. Insegna ai ragazzi ad usare word, organizzare il materiale in cartelle, alcuni (una trentina) hanno aperto il proprio indirizzo mail.

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Potosì, una storia di periferia.

3 08 2007

 

 

 

 

 

Tra gli innumerevoli problemi dei settori popolari, quello della casa occupa un posto ben preciso in questo Paese.

Gli interventi statali, generalmente, sono stati orientati a soddisfae le necessitá dei settori economicamente piú elevati, trascurando le immense masse popolari, che nelle grandi cittá si vedono forzate a originare enormi cinturoni di miseria che non hanno, da nessun punto di vista, condizioni adatte alla vita umana.

Gli sfollati dai campi e dalle provincie trovano come soluzione a questo problema un pezzo di terra in zone definite di “urbanizzazione pirata”, in quartieri di invasione, costruendo insediamenti sociali carenti di ogni minima infrastruttura urbana.

Il barrio Jerusalen, localizzato nel cuore stesso del progetto governativo Ciudad Bolivar, é una caso tipico di questa realtá. In meno di cinque anni raggiunse una tale densitá di popolazione, che si collocó tra i primi luoghi tra gli insediamenti popolari del paese. Ospita piú di sessantamila abitanti sottomessi al rigore della povertá assoluta.

 

 

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